Il mio motivo principale per cui lavoro con le storie sta nella ricerca di continue connessioni tra le persone. Sto bene quando ascolto storie di chi fa impresa e quando riusciamo, insieme, a renderle coinvolgenti, divertenti e utili.
Francesca Marchegiano (anche lei lavora con le storie e lo fa davvero molto bene) ha fatto una domanda molto stimolante sul suo profilo LinkedIn e quella che avete letto all’inizio è la mia risposta.
“Per cosa faresti un’ora di coda ogni mattina?”
Quali sono i motivi per cui fai sacrifici quotidiani?
Mi piace l’idea della ‘motivazione’ che ci spinge a affrontare la coda, le levatacce, le persone sgradevoli, lo smog, gli orari allucinanti, i task pressanti, i capi oppressivi e autoritari, i colleghi snervanti, i clienti insolventi e pretenziosi.
Le storie di motivazione sono quelle che, a mio avviso, ampliano e possono dare spunti ai progetti di racconto in azienda a livello interno e esterno.
A livello interno, credo sia il punto di partenza più forte e concreto. Va da sé che se si collezionano e, soprattutto, ascoltano storie di motivazione si possano poi sviluppare progetti di Smartworking, D&I, On Boarding, formazione di Brand Ambassador, campagne di ricerca e selezione talenti che abbiano senso e che partono dal cuore dell’azienda – “dal basso” non vorrei più sentirlo…-
Il livello esterno prenderebbe una piega più potente e, finalmente, davvero emozionante. Le motivazioni infatti scatenano le emozioni, le sensazioni e quindi possono aiutarci a creare storie che tocchino corde profonde e universali.
Una delle mie domande preferite, durante i workshop di storytelling è: “Che cosa ti sta più a cuore?”.
PS: “dipende” non vale.